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Con la presentazione di queste miscele, denominate con le iniziali HH prese in prestito addirittura dal nome del fondatore dell’illustre casa Danese, Harald Halberg, la MCBaren tobacco, intende perseguire l’obiettivo di un ritorno al passato, alla vera essenza del tabacco scevro delle aggiunte di aromatizzazioni varie e coadiuvanti chimici, che pure la manifattura ultimamente ha sempre usato con parsimonia, stanti anche le ora più rigide leggi Danesi a regolamentarne un uso troppo disinvolto. Obiettivo a mio avviso sufficientemente centrato con questo “vintage syrian” che appare molto naturale all’esame olfattivo prima, e a quello gustativo poi. La miscela si compone da una base “accreditata” di circa un 50% di pregiato Latakia Siriano, (ma a mio avviso si può parlare di una percentuale di molto inferiore), definito “potente” e raffinato dalla casa danese, e per la rimanente parte da un ricercato mix di Virginia di provenienza africana e americana, da dolci foglie di pregiato “Izmir “ turco, e a completare il “succulento” quadro un’aggiunta di un “dark fired Kentucky” ad aumentare la profondità e il corpo della miscela. Volendone fare un esame generale, questo “vintage syrian” risulta senz’altro un buon tabacco, molto ben bilanciato e di gradevole struttura, morbido e levigato sicuramente, grazie all’ottima qualità del “Siriano” che tuttavia appare utopistico definire “potente”; qui di potenza ce n’è ben poca, la miscela non esce mai dagli schemi limitandosi ad onorare il “compitino” assegnatole: morbidezza, dolcezza, ed un corpo men che medio, tanto da poter essere anche apprezzato volendo come un pur pregevole “tuttogiorno”, in virtu anche di una moderata “spinta nicotinica” che non aggredisce mai nè all’inizio né in finale di fumata. Syrian Latakia di ottima qualità quindi, ma con qualche riserva, almeno per quanto riguarda corpo e profondità; stesse impressioni toccano alla componente del “Turkish” che al di là di una pronunciata dolcezza non apportano eccesiva speziatura al blend, ma anzi, a mio avviso tendono un po’ a perdersi in corso di fumata. Qualche migliore nota ci viene dal Virginia, con apprezzabili sentori erbacei e agrumati, ma anch’essi con poco sviluppo. Non “rintracciabile” invece, a mio parere, il “dark fired Kentucky” se non con una lieve, ma proprio lieve, nota “smokey” che accompagna in background, tuttavia troppo debole per intervenire su corpo e profondità come da intenzioni della casa. In sintesi un buon tabacco, qualità nelle materie prime, senza additivanti almeno “rilevabili”, e con un gusto di tabacco abbastanza naturale, ma niente di eclatante e direi privo di una personalità ben definita: non è una english mixture, non un balkan, non un “full Latakia blend”; e allora? Allora prendiamolo così com’è senza troppe classificazioni: un buona mixture, simil E.M.,...Read the whole post... |
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